E aiuta a restare umani. Si è tenuta martedì 12 settembre al Club Enogastronomico Il Cavatappi di Calcinaia (Pi) con i patrocini di Comune di Pontedera, Il Tirreno, La Nazione e 50 Canale, “La Prova dei Cuochi Memorial Emanuele Belluoccio”, che si conferma come il più sentito evento solidale a tema enogastronomico della Valdera.
Promossa dal Movimento Shalom onlus e curata dall’enogastronomo Enrico Bimbi, l’undicesima edizione de “La Prova dei Cuochi” si è giocata sul tema della cucina vegetariana, ma in modo speciale. Protagonisti sono stati i piatti preparati con verdure prodotte dagli Ortolani Coraggiosi, una cooperativa agricola onlus che coltiva “agricoltura sociale”. Impiega cioè con successo persone affette da varie tipologie di disabilità, con particolare attenzione all’autismo, dimostrando come nessuno è “diverso” e tutti siamo parte di uno straordinario meccanismo che può funzionare soltanto grazie all’aiuto di ogni singola persona, senza la quale il sistema si blocca. “Non importa che tu semini pomodori o aiuti a sollevare le cassette da caricare sul furgone, senza di te anche il lavoro degli altri si ferma: siamo tutti importanti e utili alla stessa maniera!” Marino Lupi, a capo della società, sprona i suoi ragazzi con entusiasmo, dimostrando come sia sempre possibile una perfetta integrazione nella filiera produttiva e come, ponendo le giuste domande alle persone e assecondando le predisposizioni di ognuno, nessuno sia “inutile”. E grazie al lavoro, lo sappiamo, si riacquista dignità e voglia di vivere: il coraggio c’è, e si sente anche nel piatto.
“I piatti sono buoni,” afferma Marino, “anche perché le verdure sono buone.” Tutti sorridiamo e non possiamo dargli torto, pure se, alle sue spalle, la levatura degli altri protagonisti della serata è grande al punto da poterlo mettere in ombra.
Ai fornelli, infatti, come da tradizione troviamo grandi nomi della cucina italiana:
Gilberto Rossi, a lungo protagonista della trasmissione televisiva “La Prova del Cuoco” condotta da Antonella Clerici su Rai1 e oggi alla guida della cucina del celebre ristorante Pepenero di San Miniato;
Maria Passetti, la “padrona di casa” che ha reso possibile questa serata, cuoca del Club Il Cavatappi;
Angelo Belluoccio, provetto chef della Valdera, tra i fondatori dell’iniziativa e al cui figlio, scomparso in tenerissima età, è dedicato l’evento;
Paolo Gazzarrini, maestro dell’arte pasticciera, anima della rinomata Pasticceria Il Cantuccio di Federigo a San Miniato;
Luciano Zazzeri, chef stellato di fama internazionale, patron del noto ristorante “La Pineta” di Marina di Bibbona.
Le altre “star” dell’evento hanno preso posto nei piatti e nei calici.
Splendido “preludio” alla serata è stata una straordinaria bollicina, giudicata dal Gambero Rosso tra i primi dieci migliori spumanti d’Italia. Il Blanc de Blanc Pas Dosé della Fattoria Montellori ha ammaliato tutti con la sua incredibile finezza e ha accompagnato al meglio lo sfiziosissimo antipasto di Gilberto Rossi, un soffice di pecorino di grotta di Roncione su crema di insalata canasta.
Abbinato alla strepitosa Pappa al Pomodoro di Michela Passetti, il Trebbiano in purezza di Montellori ha tenuto banco con un’eleganza inaspettata per un vitigno ritenuto ancora da molti “povero” e poco degno di un’occasione importante come questa. La pappa al pomodoro, noto piatto altrettanto “povero” della nostra tradizione, incarna sempre più il piacere delle cose genuine di un tempo: una portata semplice ma dalla realizzazione tutt’altro che banale, interpretata al meglio dalla padrona di casa.
La Pasta Martelli di Lari, una vera e propria icona della Valdera, ha accolto il gustosissimo sugo alla Norma di Angelo Belluoccio, nominato “ambasciatore” sul nostro territorio dei genuini sapori del Meridione. Nel calice, il nostro Cenaja Vermentino Vendemmia Tardiva 2015 ha arricchito i sapori mediterranei di questo primo piatto composto a regola d’arte.
E’ qui che entra in scena Luciano Zazzeri e non può che farlo a suo modo, ammaliando con la semplicità che contraddistingue i grandi.
Tuorlo d’uovo poché su vellutata di ceci, con ceci fritti, pomodori datterini confit ed erbe aromatiche. Less is more, verrebbe da pensare, come ispirati da un’improvvisa saggezza zen, e davvero non potrebbe esserci niente di più perfetto in così pochi elementi. Ogni gusto è esatto, “perfetto” in senso etimologico, sapientemente concatenato agli altri, il piatto è un mosaico di colori e sapori assemblato con la perizia di un vero maestro.
Lo accompagna il Cenaja Vermentino Vendemmia Tardiva 2014, a dimostrazione della sua impeccabile longevità. Cresce la struttura nel calice ma in modo discreto, non invadente, e la suadente morbidezza organolettica di questo “super vermentino” avvolge le cristalline vette gustative dell'”uovo stellato” senza sovrastarle, anzi costruendo il degno piedistallo di un piatto che assurge alla dignitas dell’arte.
Dulcis in fundo, e che dolci! Una selezione firmata da Paolo Gazzarrini, nella quale i protagonisti indiscussi sono stati i suoi celeberrimi cantucci, un vero e proprio ossimoro gastronomico: dall’apparente durezza tipica di questi biscotti, si rivelano in realtà straordinariamente friabili non appena si addentano. Il segreto di questa piacevolissima consistenza resta tale anche stasera, e noi non possiamo fare a meno di gustarli abbinati al superbo Vin Santo Baciamano DOC 2009 di Fattoria degli Azzoni di La Rotta. Insieme ai cantucci, si è fatta notare la gustosa crostata con marmellata di zucca e zenzero, un’autentica raffinatezza.
Filo rosso della serata, oltre alle verdure degli Ortolani Coraggiosi, sono stati il pane toscano DOP della Casa del Pane di Francesco Gori di Pontedera, l’olio extravergine di oliva cultivar Razza e Mignola dell’Azienda Agricola Col di Conca di Treggiaia, noto per aver raggiunto addirittura la tavola di Sua Santità, e i Formaggi della Famiglia Busti, che hanno sapientemente arricchito ogni portata, dall’antipasto al dessert. Alla guida della rinomata azienda del nostro territorio, Stefano Busti ha saputo raggiungere numeri degni di una produzione industriale, conservando intatto tutto il carattere artigianale delle origini. Il Pecorino Fauglia si conferma grande classico indiscusso capace di aggiungere un gusto speciale a ogni tipo di piatto; oltre alla dolce piacevolezza della ricotta colpiscono le ultime novità del caseificio, quale il Pecorino biologico con curcuma e pepe, che ha “insaporito” la conferenza stampa di presentazione dell’evento (ogni occasione è buona per gustare le nostre eccellenze!). Gli alimentari di supporto sono stati forniti da La Via dell’Orto di Capannoli.
Si è chiuso in bellezza con il caffè di pura Arabica dei Caraibi offerto da La Cittadella di Pontedera, storica torrefazione che da sempre supporta la promozione della rete di eccellenze della Valdera alla quale anche noi apparteniamo.
Ogni azienda protagonista della serata ha offerto gratuitamente i propri prodotti, così come ogni professionista ha prestato in modo gratuito la propria opera. Tutto il ricavato della serata è stato devoluto in beneficienza al Movimento Shalom, che destinerà i fondi raccolti alle borse di studio dei ragazzi del Burkina Faso, nella speranza di “coltivare” per il loro paese un futuro migliore.
Sigillo dell’evento è stato l’atteso discorso di Monsignor Andrea Cristiani, fondatore di Shalom, particolarmente toccante dati i frangenti della cronaca più recente. Le sue parole accorte, contraddistinte da una profonda saggezza, si sono fatte quest’anno più intense: mentre i piatti venivano serviti dai “suoi ragazzi”, fra i tanti arrivati nel nostro paese a bordo dei barconi, Cristiani si è scagliato contro la crescente disumanità dei nuovi razzismi, fomentati dall’“odio ostinato” e dalla “demenzialità” di chi parla di invasione a proposito dei migranti. Indica i ragazzi in sala che si affrettano tra i tavoli, e ricorda a tutti i 130 commensali come anche noi siamo stati migranti: una propaganda politica che fa leva sulle nostre paure ci impedisce di leggere la realtà in modo oggettivo. Questi ragazzi sono una risorsa non una minaccia, sono una benedizione, esclama a gran voce. Come ogni anno ma stavolta ancor più, le sue parole sono uno sprone a restare umani, a dialogare con l’altro aprendosi al futuro nel nome della sensibilità, tenendo sempre un occhio alla “bussola” dei diritti umani, indipendentemente dalla propria fede e opinione.