Roshan Abenaim percorre su e giù i filari nella luce calda della prima mattina. L’aria è ancora frizzante dalla notte appena trascorsa – settembre è alle porte – ed è un piacere camminare lungo il lato a solatio della vigna. La terra arsa crepita sotto le suole, la siccità di questo ultimo mese si è fatta sentire; sebbene questa estate sia stata più mite della precedente, il cielo è stato assai parco di acqua ad agosto e la campagna è stata messa alla prova.
Bene per gli acini, questo sole ha spinto l’acceleratore sui profumi e gli aromi; certo un po’ di pioggia sarebbe stata una manna nelle settimane scorse, giusto una passata leggera, quanto sarebbe bastato per risvegliare ancora di più i grappoli e preparare il terreno per la nuova annata. Ma la stagione ha lavorato bene, e questa forte escursione tra la temperatura del giorno e della notte dei giorni precedenti è stata provvidenziale. L’annata si preannuncia di ottimo livello, probabilmente non memorabile come quella del 2015 ma, lavorando con la giusta sapienza, raggiungeremo ottimi risultati anche quest’anno in termini di quantità e qualità.
L’enologo di tanto in tanto stacca un acino e lo assaggia. Di alcuni filari esalta la dolcezza, di altri dice che dobbiamo aspettare ancora qualche giorno per la raccolta. Ci mostra il piccolo moscato, già bruno di sole, e i grandi grappoli di vermentino tra il verde e il biondo. Seguendo le preziose direttive dell’enologa Graziana Grassini e osservando i risultati delle ultime analisi, si decide di partire adesso con la vendemmia: per primo tocca al moscato, un vitigno utilizzato a Torre a Cenaia per la produzione del vino da tavola; a breve sarà la volta del vermentino.
Ecco allora che la forbice inizia a schioccare, dai pampini fuggono le lucertole ancora intorpidite dal fresco della notte e si riempiono le prime cassette rosse, che attendono disciplinate in mezzo ai filari. In questa prima fase della vendemmia si procede a mano; poi interverranno le macchine, quando il lavoro si farà più pressante e sarà necessario agire tempestivamente su più ettari per ottenere il meglio dalla vite e non perdere l’attimo più prezioso.
Lasciamo ognuno al proprio lavoro e rientriamo nella Casa Turrita; l’aria si fa piano piano più calda, agosto torna a far la voce da leone, ma già immaginiamo il profumo di questa antica piazza alle soglie dell’autunno, quando i tini saranno riempiti e le prime sfecciature ci anticiperanno impressioni e pareri sulla nuova annata.