Metti un borgo dalla storia millenaria, un vasto e fertile territorio per secoli al servizio di nobili casate provenienti da tutta Europa, ville fortificate e castelli dimenticati, locali sotterranei dall’origine sconosciuta… ed ecco che le sorprese non finiscono mai!
Quella dei Cavalieri Templari a Cenaja sembra una boutade come tante, un’occasione per far parlare di sé come spesso capita nel mondo del vino e non solo. Eppure, l’eredità della Storia affiora con decisione nella Tenuta e lascia sbalorditi, per primi noi stessi, con la sua evidente carica di significato, sogno, mistero.
Ripercorriamo insieme le tappe di questa straordinaria scoperta.
I sotterranei di Villa Valery
Villa Valery è oggi un edificio abbandonato ricco di fascino. I Conti Valery – De Bearn, arrivati dalla Francia a cavallo tra Ottocento e Novecento dopo i Marchesi Bartolini Salimbeni, vollero subito un edificio più “signorile” in cui risiedere; l’antica villa fortificata, la “Casa Turrita” simbolo della Tenuta, con il suo aspetto seicentesco si rivelava troppo agée per una nobiltà di quel rango. Ecco che, su un edificio pre-esistente di cui non si ha testimonianza, nel 1879 edificarono questa splendida nuova villa, arricchendola con elementi liberty e “alla moda francese”.
Per far questo dovettero rinforzare le fondamenta del primo edificio: qui trovarono antiche stanze sotterranee, ricche di cunicoli che i precedenti proprietari avevano sigillato per motivi di sicurezza, con tanto di date e firme dei sovrintendenti ai lavori. Rinforzarono il solaio della nuova villa con un pilastro che piazzarono al centro della grande sala a volte e utilizzarono il vasto locale come cantina e ghiacciaia.
A metà Novecento, con l’abbandono della Tenuta da parte dei Conti francesi e dei Conti Pitti Ferrandi – con i quali si erano uniti – i locali sotterranei vennero abbandonati. “Il Tedesco” Otto von Flick, potente magnate che occupò Villa Valery fino agli anni Settanta, sembra non averli mai utilizzati; più probabilmente, visto l’innalzarsi della falda acquifera, fu lui a decidere di abbandonare e interrare definitivamente quei locali sotterranei, ormai inutili.
La Croce delle Otto Beatitudini
È stata l’attuale proprietà, le famiglie Terzi Coppini, a rinvenire casualmente i locali sotterranei e a riportarli alla luce, scoprendo a poco a poco i tesori che celavano. Oltre a numerose iscrizioni che attestavano gli ultimi lavori di messa in sicurezza da parte dei sovrintendenti dei Marchesi Bartolini Salimbeni, ciò che più colpì fu una croce, all’apparenza “pisana”, sulla base di una grande vasca al centro della sala principale.
Per anni dimenticata al buio e alle acque di quelle che potevano apparire come semplici cantine sotterranee, è grazie a una casuale visita dell’Associazione Storico-Culturale “Il Cuore di Bartolomeo” che “la croce templare di Cenaia” è tornata finalmente a raccontarci una storia straordinaria, mostrandoci tutto il suo insospettabile valore.
Allo stesso tempo, si è iniziato a capire che la fitta rete di cunicoli che si diramano da quella sala, altro non sono che un antico sistema di difesa che percorre l’intero borgo della Tenuta e non solo. Dai racconti dei più anziani e dalle testimonianze d’archivio, si è visto che uno di questi tunnel conduce a un luogo lontano circa un chilometro dalla Casa Turrita, in mezzo ai boschi di Torre a Cenaia, laddove fino al XII secolo d.C. sorgeva il Castello di Cenaja, distrutto dalle armate fiorentine e mai più ricostruito, di cui oggi possiamo intuire le tracce nella morfologia del luogo e in resti ceramici e litici che affiorano nei dintorni. Ecco che, lo si deduce facilmente, scopriamo che i locali sotterranei in cui è stata scoperta la Croce hanno, almeno, ottocento anni.
Questo simbolo di epoca medievale ha in realtà origini ben più antiche. Compare già nel V secolo dopo Cristo come emblema dei Nestoriani e, in occidente, poco dopo è assunta nel vessillo degli Amalfitani che la incisero perfino nelle loro monete, il tarì. Questi fondarono un ospedale a Gerusalemme nel 1023, proprio dove ritroviamo, appena due anni dopo, l’Ordinde degli Ospitalieri di San Giovanni.
I Giovanniti
La Croce è detta delle Otto Beatitudini perché simboleggiava, nella prima fase, le otto beatitudini elencate da Gesù nel “Discorso della Montagna”, come riportato dal Vangelo di Matteo. Nel corso del tempo, fu adottata come emblema da vari ordini cavallereschi, che ne ampliarono i significati simbolici.
In particolare, i Cavalieri Templari, che impiegarono questo simbolo perfino come chiave per il proprio alfabeto segreto, prima di adottare la Croce Patente nel 1139, trasfigurarono le beatitudini in virtù che ogni loro adepto doveva dimostrare e perseguire: spiritualità, semplicità, umiltà, compassione, giustizia, misericordia, sincerità, sopportazione. Con il passare dei secoli, i vari “usi” simbolici modificarono a poco a poco la forma della croce: gli angoli si fecero più acuti, assunse diversi colori a seconda degli Ordini; nella “variante pisana”, infine, le sfere alle sue estremità passarono da otto a dodici.
È proprio grazie alla forma, che possiamo attribuire con certezza la croce incisa nei sotterranei di Torre a Cenaia all’ordine dei Giovanniti, ovvero i Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni. Si tratta di un antico Ordine inizialmente preposto a gestire l’hospitale che, dal 600 dopo Cristo al XIV secolo, prestava ricovero e assistenza ai pellegrini cristiani prima, ai combattenti crociati poi, a Gerusalemme. Da iniziale comunità monastica benedettina dedita all’accoglienza, originatasi da un gruppo di coloni amalfitani, con la riconquista dei musulmani della Terrasanta, i Giovanniti furono costretti ad assumere la difesa militare dei malati, dei pellegrini e dei territori sottratti in precedenza dai Crociati ai musulmani.
Con la perdita di Gerusalemme, i Giovanniti traslocarono dapprima a Rodi, nel 1310, poi a Malta: dal 1530, l’Ordine dei Cavalieri di Malta è impegnato in missioni a carattere umanitario. Oggi Sovrano Militare Ordine di Malta, è l’unico ordine cavalleresco riconosciuto in 80 stati, gode di un governo proprio e di un “osservatore” presso le Nazioni Unite. Insieme all’Ordine dei Cavalieri di San Lazzaro, l’Ordine di Malta utilizza ancora oggi una croce delle Otto Beatitudini nel proprio vessillo.
Perché proprio a Cenaja?
Non è semplice rispondere, ma i tasselli del puzzle che andiamo via via raccogliendo ci aiutano a capire che cosa può essere accaduto in queste terre molti secoli fa.
I Giovanniti, di cui è incontestabile la presenza testimoniata dalla croce nei sotterranei della Tenuta, non si occupavano della gestione di grandi proprietà terriere. Come abbiamo visto, era un ordine preposto alla cura e alla difesa dei cristiani in Terrasanta. Ma, dopo il 1312, fu costretto a rivedere drasticamente le proprie funzioni.
Quell’anno, infatti, su sospeso l’Ordine dei Cavalieri del Tempio, i famigerati “Templari” attivi in Terrasanta a partire dalla Prima Crociata. La loro fama è al pari del mistero circa le reali ragioni della loro soppressione, sancita dal Concilio di Vienne. Quel che è certo, è che tutti i loro beni furono trasferiti, nel 1312, all’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni.
È dunque ragionevole credere, considerato il contributo di Pisa e del suo territorio alle crociate, che le terre allora pertinenti al borgo di Cenaja contribuissero all’economia della città e quindi anche al sostentamento delle missioni in Terrasanta. Ciò non deve stupire: basti pensare all’importanza che i Cavalieri di Malta rivestono ancora oggi nella città toscana.
Ma cerchiamo di capire meglio perché proprio l’antica Cenaja potesse rivestire un ruolo chiave in tutto questo.
Cenaja “precettoria” templare
Vari elementi ci fanno pensare che Torre a Cenaia sia stata in passato una precettoria Templare e poi Giovannita. La posizione strategica e la vicinanza all’antico porto di Pisa e alla città stessa, la morfologia e la geografia del territorio, le arterie stradali che lo attraversavano, la presenza di un’antichissima chiesa intitolata a Sant’Andrea, santo notoriamente legato a questi ordini cavallereschi.
Ma che cos’è una “precettoria”?
Si tratta di una vasta tenuta agricola, gestita per lo più da ordini religiosi e strutturata attorno a una chiesa o un’abbazia, comprensiva di vari edifici con funzioni di ospedale, foresteria e stoccaggio di prodotti agricoli. A una precettoria spettavano ampi appezzamenti agricoli con boschi, laghi, canali e peschiere, orti con erbe officinali e curative; oltre a garantire la sussistenza a chi le abitava, queste “tenute agricole” dovevano contribuire all’economia della diocesi o del distretto cui appartenevano.
I Templari, a differenza dei Giovanniti, acquisivano proprietà terriere, spesso grazie a donazioni, che sfruttavano per finanziare le proprie missioni in Terrasanta. È il caso, ad esempio, delle aziende agricole di Baguy, dei monti d’Arrée in Bretagna, di Payns in Champagne, del Lazare e della Spagna: proprietà che dovevano destinare un terzo delle rendite alla Guerra Santa e al mantenimento dei Fratelli Templari sparsi per l’Europa. Grazie a pratiche agricole razionali e all’avanguardia e a un’accurata gestione di vasti beni fondiari, riuscirono così a procurarsi ingenti guadagni.
I Templari erano inoltre maestri nel bonificare zone paludose. Dagli Statuti Pisani sappiamo che, almeno fino al 1276, anno in cui iniziarono i lavori di ingegneria idraulica destinati allo scavo del fosso Arnonico o “della Guerra”, le paludi di Cenaja impedivano di sfruttare a dovere l’elevato potenziale di queste terre. È dunque molto probabile che una delle ragioni per cui la Tenuta fu affidata alla gestione templare fosse proprio l’urgente bisogno di contrastare l’avanzata delle paludi, da cui si salvava poco più dell’odierno borgo fortificato, ubicato in posizione sopraelevata rispetto alla campagna circostante.
Spesso i Templari ricevevano estensioni di terre, originariamente di poco valore, quali acquitrini e lande incolte, con il preciso compito di trasformarle in fondi redditizi, grazie alle loro competenze altamente specializzate. In questo modo riuscivano a bonificare paludi e trasformare gli acquitrini in stagni per l’allevamento di pesci, cibo da loro particolarmente utilizzato, sia fresco che affumicato.
Tutte queste considerazioni ci portano a pensare che anche l’antica Torre a Cenaia fu una delle tante proprietà agricole dei Giovanniti, che acquisirono dai Cavalieri Templari dopo il 2 maggio 1312, come stabilito dalla bolla papale Ad providam.
La Croce delle Otto Beatitudini celata nei sotterranei della Tenuta non è altro che la traccia di questa storia straordinaria, che oggi ti raccontiamo con orgoglio attraverso un nuovo vino: Octo. È con onore che possiamo affidarti questo testimone di Verità e Virtù, simbolo della nostra Storia più gloriosa e sigillo di una conoscenza superiore.
Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam.
Salute!