Il vento è un cavallo: senti come corre per il mare, per il cielo. Vuol portarmi via, scriveva Neruda. E in certe giornate si ha l’impressione che possa farlo davvero, o forse si ha semplicemente la voglia di seguirlo, magari di risalirlo fin dove nasce come salmoni controcorrente. A Torre a Cenaia il vento è di casa, difficilmente l’aria è ferma, e col suo correre ravviva ogni cosa, anima i cipressi e le querce, i campi e le vigne, e spazza il cielo rendendolo esatto e celeste, spesso disegnando nubi alte e bianche che pascolano lente sull’orizzonte come nei migliori film on the road.
In questa valle racchiusa tra i Monti Pisani e le colline livornesi, un corridoio verde tra il mare e la piana fiorentina, il vento lavora incessante: lo sa bene chi ha installato le grandi pale eoliche alle porte della vicina Pontedera, ma lo sanno bene anche le nostre vigne che ne carpiscono i migliori benefici. E quando spira da ovest, il più delle volte, l’aria si fa frizzante e salina, i polmoni sembrano inturgidirsi e i pampini rilucono di riflessi più netti: è il momento in cui il mare dilaga nell’entroterra. Se ne avverte l’odore e quella tensione nell’aria che sa di salmastro e di sole, e che anche d’inverno fa pensare alla bella stagione.
E’ questo il segreto di Torre a Cenaia e del suo Vermentino, che per la terza volta ottiene un importante riconoscimento: il Diploma di Gran Menzione del Concorso Enologico Internazionale che si è tenuto a Vinitaly. L’annata 2013, presentata in concorso nell’edizione da poco conclusa del Salone Internazionale del Vino e dei Distillati a Verona Fiere, ha confermato la tradizione di eccellenza di questo bianco toscano IGP. Lo stesso riconoscimento fu infatti ottenuto dalle annate 2007 e 2011, rispettivamente nei concorsi degli anni 2009 e 2012. Ma il Diploma di Gran Menzione fu attribuito nel 2010 anche a un altro vino della Tenuta Agricola Torre a Cenaia, il Cenaja Torre del Vajo 2006, un vero e proprio supertuscan ottenuto da un uvaggio di Sangiovese, Cabernet-Sauvignon e Syrah.
Il terroir di Torre a Cenaia, area vocata alla viticoltura sin dai tempi in cui la Tenuta era proprietà della nobile famiglia fiorentina dei Pitti, è perfetto per il vitigno vermentino proprio per la sua particolare posizione geografica: le brezze marine, lì canalizzate dalla barriera naturale dei Monti Pisani, dissolvono l’umidità tipica dell’entroterra e creano un microclima ideale, mite e con una buona escursione termica, corroborando l’effetto di un terreno tendente al limoso, ricco di scheletro e minerali.
Il vermentino è infatti un vitigno “costiero” che nasce dal mare e attraverso di esso ha raggiunto le aree dove oggi si esprime al meglio. Originario probabilmente dell’Egeo, come i mitici Pelasgi ha raggiunto le nostre coste in epoca antichissima, forse portato dai primi coloni greci. Contrariamente a quanto si pensi, tra tutte le terre d’Italia non è la Sardegna ad averlo ospitato per prima ma la Liguria: le sue coste impervie, rari pugni di terra abbarbicati alla roccia a picco sul mare, furono il luogo ideale per il primo attecchimento sul suolo italico, supportate dall’alacre lavoro di gente instancabile, allo stesso tempo di mare e di terra come soltanto i liguri sanno essere. Da lì, via mare, il vermentino raggiunse la Sardegna e l’Arcipelago Toscano e, secoli più tardi, dalla costa arrivò anche nelle nostre valli. I suoi grossi grappoli dalla forma cilindrico-piramidale fanno ormai parte del DNA della nostra Tenuta e tingono d’oro i vigneti nel periodo di maturazione, quando i grossi acini rotondi, dalla buccia spessa e pruinosa, spiccano sul verde intenso dei pampini occhieggiati dalle caratteristiche macchioline color rame, così tipiche di questo vitigno da averne mutato il nome in alcune parti d’Italia, come in Liguria dove è anche detto pigou, “pigato” cioè picchiettato, ricoperto di piccole macchie.
Ed è proprio nei giorni in cui da ovest il Mar Tirreno irrompe nelle nostre terre, attraverso la brezza salmastra che scompiglia i pampini, che passeggiando nelle vigne si avverte l’unica importante verità di questa terra, l’intimo significato del lavoro di tutte le generazioni che qui si sono avvicendate nei secoli. E’ la bellezza racchiusa negli odori e nei sapori concentrati in un vino speciale, è la fortuna di essere qui e poter godere di tutto ciò: è qualcosa di simile che doveva avere in mente Mario Soldati quando scrisse che il vino è la poesia della terra, ed è questo che cerchiamo di trasmettervi, impegnandoci al massimo per imprigionare tutta questa bellezza in una “semplice” bottiglia.
Semplice si fa per dire, è grande infatti il lavoro e l’attenzione nei processi di viti-vinificazione che portano al Cenaja Vermentino. Dalla gestione dei vigneti nei 30 ettari dedicati della Tenuta, alla paziente conduzione della cantina di Roshan Abenaim sotto la direzione della celebre enologa Graziana Grassini, “orgoglio rosa” del vino italiano e curatrice di importanti etichette tra le quali il Sassicaia, ogni azione è condotta con zelo certosino e con la minuziosa passione che nasce spontanea quando si capisce di essere di fronte alle grandi cose. La pratica della vendemmia tardiva, tra la seconda e la terza decade di settembre, conferisce al Cenaja Vermentino un ottimo equilibrio tra acidità e aromi, e un parziale affinamento in barriques di rovere gli dona una struttura importante, profumi floreali e un sapore fresco, vellutato e avvolgente. E’ l’essenza di Torre a Cenaia, l’anima della nostra terra che cela in sé i segreti del vicino mare e sa di terre lontane ma allo stesso tempo vicine; questo vino ci ricorda i viaggi che abbiamo percorso nei millenni per arrivare fin qui, e ci suggerisce sornione che gli orizzonti sono più aperti di quanto sembrino.
Ecco come tra le verdi colline pisane e livornesi è possibile assistere all’arrivo del mare in terra, e assaporarne le emozioni ogni volta che vogliamo. Basta afferrare la giusta bottiglia, impugnare un cavatappi e carpire i sentori del suo primo afflato; non appena il Vermentino sarà libero dall’oppressione del sughero, la brezza marina tornerà a spalancarci il respiro. Provare per credere.
Il Cenaja Vermentino è fregiato della denominazione I.G.P. Toscana ed è composto al 100 % da uva Vermentino. La vendemmia avviene tra la seconda e la terza decade di settembre; la vinificazione prevede diraspatura, macerazione prefermentativa a freddo, fermentazione a temperatura controllata in vasche di acciaio termocondizionate per circa 20/30 giorni e, infine, affinamento sulle fecce fini per 3 mesi. Viene affinato per il 90 % in vasche di cemento vetrificato e per il restante 10 % in barriques di rovere per 12 mesi; dopodiché riposa in bottiglia per altri 8 mesi. Ha un colore giallo paglierino brillante con spiccati riflessi verdognoli, un profumo molto intenso e persistente con note floreali marcate, fine ed elegante. Al sapore è fresco, sapido, vellutato, avvolgente; è dotato di buon corpo, morbido ed equilibrato. La gradazione alcolica è di 13 gradi.