Il Torre del Vajo nasce agli inizi degli anni Novanta da un progetto del celebre enologo veneto Bruno Trentini, oggi Direttore Generale delle Cantine Soave.
Il nome si deve a un omaggio alla sua terra e al connubio di questa con il territorio e la storia della Tenuta Torre a Cenaia. Torre, appunto, dal nome stesso della Tenuta e dall’antica struttura difensiva che caratterizza l’antico borgo di Cenaja Vecchia, dove si trova la cantina in cui prende vita questo vino. Vajo, invece, è un termine dialettale veneto e rappresenta una delle principali caratteristiche di quello splendido territorio montano: dal latino vallis, sta a indicare un profondo canalone nella roccia, una valle incuneata tra i contrafforti delle pareti di una montagna, e vuole rimandare alle più dolci valli tra i boschi della vasta Tenuta toscana.
Il progetto è ambizioso sin dalle origini. Trentini crea un prestigioso supertuscan sulle orme del più celebre Brunello, aggiungendo al classico taglio bordolese una piccola percentuale di Syrah e utilizzando come base il più toscano dei vitigni, il Sangiovese nero. Qui coltivato nel blasonato clone F9, trova nel suolo misto di argilla e sabbia e nel clima ventilato di Torre a Cenaia il luogo ideale per fruttificare.
Da vero supertuscan, dopo un primo affinamento nel cemento vetrificato, il Torre del Vajo riposa da 6 a 8 mesi circa in tonneaux di allier di rovere. Il periodo di invecchiamento in legno varia di anno in anno, così come le percentuali di Sangiovese, Cabernet-Sauvignon e Syrah che ne costituiscono il blend.
L’obiettivo è quello di ottenere un rosso dalle importanti caratteristiche: un colore rosso rubino molto intenso dai riflessi violacei, un profumo complesso e persistente con sentori balsamici e di frutti di bosco, un sapore elegante e avvolgente, di elevata struttura tannica, morbido e vellutato. Per questo, ogni annata richiede tempi e lavorazioni proprie, accurati controlli e l’esperienza dei migliori enologi.
Nato da una grande firma del vino, il Torre del Vajo è seguito oggi dall’orgoglio rosa dell’enologia italiana: Graziana Grassini alias Lady Sassicaia, curatrice della celeberrima etichetta della Tenuta San Guido e dei migliori vini di Toscana.